Appassionati o meno di tennis, è stata una giornata da incorniciare per l’Italia intera perché per la prima volta un giovanissimo atleta azzurro ha conquistato il titolo di campione del Grande Slam. Particolarmente riservato, Jannik è un ragazzo che fa parlare di sé non solo perché all’età di 22 anni ha già raggiunto le vette più alte per un campione della racchetta, ma anche per i valori di cui si fa portavoce.
“Vorrei che tutti quanti avessero dei genitori come i miei perché mi hanno sempre permesso di scegliere. Non mi hanno mai messo pressione e auguro a tutti i bambini la libertà che ho avuto io”, ha dichiarato subito dopo la vittoria.
La libertà di scelta, valore fondamentale con il quale si è trovato faccia a faccia anche Luca Scaramozza, di Sala Consilina, quando a ottobre ha deciso di intraprendere un nuovo percorso di vita e trasferirsi in Australia.
Cosa ha provato nel vedere Sinner trionfare in una terra così lontana?
“Nonostante non mi ritenga un appassionato di tennis, ci tenevo a partecipare a quest’esperienza e far parte come spettatore degli Australian Open, sia per l’internazionalità del contesto, che per cercare di ammirare e supportare da vicino colui che si è preso completamente la scena. Sono rimasto così soddisfatto dall’atmosfera degli Australina open tanto da esserci andato per tre domeniche di fila. La seconda domenica, ovvero il 21, ho acquistato il biglietto per andare a vedere da solo il giovane “carrot-boy” nella Margaret Court Arena e già lì è stato emozionante anche se si trattava di una partita del quarto turno ma già si poteva notare una grande prontezza sopratutto sotto l’aspetto mentale da parte del nostro beniamino”.
Come è andata la domenica più attesa?
“Per la finale, la Rod Laver Arena era in sold-out quindi abbiamo deciso di supportare in gruppo Sinner appena fuori quell’arena, tra la gente, in mezzo a tantissime nazionalità differenti. Ti posso garantire che gran parte delle persone erano proprio dalla parte italiana, dalla parte del ragazzo dai capelli rossi. È stata un’esperienza memorabile vivere una tale giornata, fatta di sofferenza, speranza e incoronamenti. Tutto questo dall’altra parte del mondo , sostenendo un ragazzo così giovane, così semplice e tanto talentuoso da unirci tutti insieme in quella ‘bolla’ degli Australian Open, tra gli eventi più belli mai visti. Un evento avvolto, ieri, da decine e decine di bandiere italiane le quali hanno sventolato per tutte le 3 ore di partita”.
Francesca Romanelli