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venerdì, 8 Novembre, 2024
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Rabbia del “Centro Anna Borsa” per l’assoluzione di un uomo accusato di violenza sessuale

Ha suscitato sdegno la condanna solo per maltrattamenti a 4 anni e 8 mesi di reclusione nei confronti di un uomo dei Picentini, finito sotto processo anche per violenza sessuale nei confronti dell’ex convivente. I giudici della terza sezione penale del tribunale di Salerno hanno infatti deciso per l’assoluzione dell’imputato per lo stupro, reato per il quale il pm Lucia Vivaldi aveva chiesto 10 anni per tutti i capi di imputazione. Che cosa non abbia convinto del racconto della donna, interrogata per più di 3 ore e costituita parte civile assieme al figlioletto minorenne presente all’atto di violenza, non è ancora chiaro.

La condanna nei confronti dell’uomo è stata riconosciuta solo per i maltrattamenti nei confronti dell’allora compagna, incinta all’ottavo mese, costretta addirittura a rifugiarsi nel bagno di una pizzeria poco distante da casa per sfuggire alle percosse. Nonostante questo episodio, le violenze domestiche, nonché minacce di morte sarebbero in seguito continuate al punto da terrorizzare la donna che non avrebbe più avuto rapporti con i propri familiari. Il punto di non ritorno è stato il giorno in cui è stata ferita al piede da una falcetta: da questo momento la donna ha trovato il coraggio di denunciare e mettere fine alla relazione sentimentale.

Dal comunicato stampa delle operatrici e avvocate del Centro Antiviolenza “Anna Borsa” di Pontecagnano che hanno seguito la donna nel delicato e faticoso processo di denuncia, emerge tutto lo sdegno e la rabbia di una decisione evidentemente ingiusta. ” In un periodo storico in cui la società intera è continuamente scossa da notizie di gravissime violazioni dei diritti umani delle donne, in cui le istituzioni sono chiamate ad intervenire per proteggere, prevenire e punire gli autori di tali crimini, l’assoluzione piena per uno stupro tanto violento quale quello raccontato in oltre tre ore di esame testimoniale dalla persona offesa, è inaccettabile ed offensivo non solo per la donna che assistiamo ma per tutte le donne”- si legge.

Non si faranno attendere i ricorsi da parte di chi giudica tale sentenza vergognosa e fortemente lesiva dei principi legali e consacrati nella Convenzione di Istanbul.

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