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lunedì, 9 Dicembre, 2024
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Il blitz di Sala Consilina contro droga e truffe. Formaggi e caffè per corrompere la guardia penitenziaria

Un orologio, del formaggio, bottiglie di alcol o caffè per corrompere l’agente della polizia penitenziaria e far entrare la droga nel carcere di Potenza.

I segugi del Nucleo operativo dei carabinieri di Sala Consilina da oltre un anno stavano “seguendo” la droga che circolava nel Vallo di Diano e che dal Vallo di Diano arrivava in Basilicata, fino nel carcere di Potenza con l’aiuto della guardia penitenziaria. Sono quattro le persone arrestate dai militari del Nucleo guidati dal capitano Martino Galgano, nell’operazione che ha visto i carabinieri della Compagnia di Sala Consilina – comandata dal capitano Veronica Pastori – collaborare con la Guardia di Finanza di Potenza perché – così emerge dall’inchiesta – i soldi guadagnati dallo spaccio venivano reinvestiti in società utili poi per truffare l’Inps. Quattro le persone arrestate, quindi, tutti dello stesso nucleo familiari, e 23 misure cautelari emesse. Si è tratta di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura di Potenza diretta da Francesco Curcio. Su disposizione della Dda di Potenza è stata data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare a carico di diversi indagati, ritenuti componenti di una associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e di essere coinvolti in una serie di ulteriori vicende delittuose afferenti a reati contro la pubblica amministrazione e contro il patrimonio. L’inchiesta è partita oltre un anno fa seguendo lo spaccio di sostanze stupefacenti, hashish e cocaina. L’ordinanza, per la cui esecuzione sono stati impiegati circa un centinaio di militari delle due Forze di Polizia, supportati da unità cinofile, e un elicottero che ha squarciato la notte silenziosa di Sala Consilina, ha riguardato 23 soggetti, indiziati di reati tra il Vallo di Diano (Sala Consilina e Padula) e Potenza, destinatari di varie misure personali (arresti in regime carcerario, arresti domiciliari, obbligo quotidiano di presentazione alla PG e divieto di esercitate uffici direttivi di persone giuridiche e imprese). Numerose le perquisizioni eseguite e importante il sequestro preventivo per circa 100.000 euro. Sulla base degli indizi raccolti emergerebbe che ruolo centrale nell’attività criminosa avrebbe avuto il salese Luigi Terruzzi, che avrebbe svolto le attività contestate anche nel periodo in cui era detenuto nella casa circondariale “Santoro” di Potenza. Lo stesso, avrebbe goduto della complicità dei suoi familiari Christian Terruzzi, Giusimaria Terruzzi e Michelina Ginnetti, oltre che dell’appoggio di Pietro Paladino, per lo spaccio, tutti originari di Sala Consilina. Secondo le indagini l’organizzazione criminale avrebbe avuto la finalità di commettere una serie di delitti. L’acquisto – svolto prevalentemente da Paladino – e la successiva vendita di sostanze stupefacenti, attraverso una ramificata rete di spacciatori. In proposito è da evidenziare che nel corso delle indagini, si è proceduto al sequestro di 2 chili di hashish, suddivisa in ventuno “panetti”, minuziosamente occultata in un ambiente impervio di campagna. Poi è emersa la corruzione di Raffaele Campanella, agente della polizia penitenziaria, all’epoca dei fatti in servizio nell’Istituto Circondariale di Potenza, finalizzata all’ottenimento di illeciti favori da parte dell’agente in ambito carcerario, in cambio di beni ed utilità a lui consegnati. Soprattutto prodotti caseari e orologi. I soldi della vendita della droga sarebbero serviti per creare società che servivano per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale. Tali imprese, cioè, erano stato intestate a prestanome vari rimanendo la gestione reale delle imprese ai componenti della famiglia Terruzzi, che, per via dei precedenti di polizia e delle condanne riportate, erano soggetti a essere sottoposti a misure di prevenzione patrimoniale. E infine sono emerse anche possibili numerose truffe aggravate ai danni dell’Inps, poste in essere per mezzo delle società attraverso le quali venivano eseguite fittizie assunzioni di lavoratori.

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