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venerdì, 16 Maggio, 2025
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La Rivincita di Geolier e del Rap Partenopeo

Assume il tono di rivincita trionfale il concerto sold out registrato nelle tre date di Geolier – al secolo Emanuele Palumbo – allo stadio Diego Armando Maradona, alla presenza di centoquarantacinque mila spettatori, nella città della quale si era dichiarato di essere “proprietà” quando il sindaco, il 12 febbraio scorso, nella cornice dello splendido Maschio Angioino, lo aveva insignito della medaglia del Comune di Napoli e di una targa al merito anche per aver contribuito a sedare le polemiche sanremesi, quando l’Italia aveva assistito ai commenti sgradevoli della Sala Stampa che si chiedeva chi fosse: ignara della sua notorietà conclamata a livello europeo.

La carriera di colui che è considerato il “Re Mida” del rap-trap europeo è iniziata nel 2019 con l’album “11 Ottobre” e deve la sua rapidissima diffusione al sapiente uso che il giovane ha saputo fare del web.

E a proposito di San Remo – mentre il Codacons chiedeva alla RAI i dati sul televoto – al pubblico è piaciuta la sua reazione pacata e l’accettazione dei fatti: si è detto felice della vittoria di un’altra giovane cantautrice del Sud e di essere riuscito a portare su un palco prestigioso il RAP in lingua partenopea, soprattutto potendolo fare duettando con artisti del calibro di Gigi D’Alessio, Luchè, Guè (membro storico dei “Club Dogo”).

Gigi D’Alessio l’ha poi voluto al suo fianco per scrivere, assieme anche a Max D’Ambra e Kekko D’Alessio, il brano “Senza tuccà” il cui videoclip li trasforma in cartone animato e li rappresenta in uno scenario partenopeo futurista. Il pezzo fa parte del nuovo disco di Gigi “Fra”.

Cresciuto a Secondigliano, di recente Geolier si è trasferito in una lussuosa proprietà a Pozzuoli, dotata di piscina, doppia vasca idromassaggio, sala prove e vista mozzafiato su Capri. È testimonial di diversi brand tra i quali anche una nota marca di abbigliamento sobrio ed elegante.

Suggestiva la scenografia al Maradona: leadwall enormi posizionati in modo che alcun spettatore potesse essere escluso dalla fruizione del concerto, visual, fuochi d’artificio, fiamme improvvise che sottolineano i momenti più intensi e una band di sedici archi.

Alcuni fan si sono accampati davanti allo stadio fin dalle prime ore del mattino, sfidando la temperatura proibitiva, accolti da mega pupazzi raffiguranti il rapper loro beniamino.

Trentaquattro i brani in scaletta, con un paio di bis: il protagonista è apparso sospeso a nove metri di altezza su una pedana che l’ha calato sul palco tra il tripudio già delirante dei fans.

A coloro che criticano il rap ritenendolo forma di istigazione alla violenza, Geolier – con la saggezza dei suoi ventitré anni – ha risposto dal palco della sua Napoli: “Non togliete a noi artisti la possibilità di raccontare il bene e il male, come un film. Noi artisti non abbiamo la responsabilità di educare, raccontiamo quel che è successo nelle nostre famiglie, nelle strade. La musica ci ha salvato dalla strada”.

Barbara Kornfeld

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