In seguito ai fatti del 6 aprile 2020 nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere, la Procura ha richiesto altre 29 misure cautelari nei confronti di altrettanti agenti di polizia penitenziaria che sarebbero coinvolti nelle presunte violenze commesse all’epoca. Occorre ricordare che i fatti accaddero all’inizio della pandemia: i 200 detenuti , come riportavano i vari video trasmessi e secondo le indagini, furono picchiati da circa 300 agenti della polizia penitenziaria in seguito a delle rivolte per le condizioni generate dalla pandemia nel carcere e per la situazione di sovraffollamento già presente nell’istituto.
A finire a processo 105 agenti, tutti accusati a vario titolo dei pestaggi.

Ad oggi la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha richiesto altre 29 misure cautelari, che però sono state respinte dalla Giudice per le indagini preliminari, Alessia Stadio, secondo la quale sono trascorsi oltre 4 anni dai fatti e dunque non ci sarebbe neppure il pericolo di inquinamento probatorio.
La decisione è stata contestata anche dal Sindacato Uspp, per il quale il presidente dell’Uspp Giuseppe Moretti, e il segretario regionale Ciro Auricchio ai microfoni dell’Ansa dichiarano: “Come sindacato abbiamo sempre creduto nella giustizia; tuttavia i provvedimenti chiesti appaiono incomprensibili, considerato che sono passati 4 anni e mezzo dall’evento in questione e la polizia penitenziaria destinataria dei provvedimenti in questo tempo ha lavorato con professionalità e zelo per l’ assolvimento dei propri compiti istituzionali”. Nonostante queste opposizioni, la Procura ha presentato un’istanza d’appello al Tribunale del Riesame di Napoli, che il prossimo 26 settembre deciderà se applicare o meno le misure cautelari richieste nei confronti dei 29 agenti.