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venerdì, 24 Gennaio, 2025
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La Madonna nei paesaggi sacri del Cilento. La Mostra di Melinda Borysevicz a Padula

Lo scorso fine settimana a Padula, la cappella di Sant’Antonio Abate ha aperto le sue porte a una straordinaria mostra d’arte, dedicata interamente alla figura della Madonna. Un’esposizione che ha saputo unire il profondo valore spirituale della Vergine Maria con il ricco patrimonio naturale e culturale del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’artista protagonista dell’evento, Melinda Borysevicz, ha portato in scena un’opera complessa e affascinante, capace di dialogare con la storia e la devozione mariana di questi luoghi, reinterpretando il concetto di sacro attraverso una lente artistica personale e universale al tempo stesso.

Melinda Borysevicz, artista figurativa italo-americana, è conosciuta per la sua capacità di trasporre nelle sue opere il dialogo costante tra passato e presente, tra individualità e universalità, tra la concretezza dei corpi e l’evanescenza dello spirito. Le sue opere, in questa occasione, sono il risultato di una profonda riflessione sul territorio cilentano, ispirandosi ai numerosi santuari mariani disseminati sulle colline e montagne che circondano Padula e i dintorni.

L’esposizione si snoda attraverso una serie di dipinti dedicati alla Madonna, ognuno dei quali trae ispirazione da luoghi specifici all’interno del Parco Nazionale del Cilento. Questi luoghi, spesso nascosti, affondano le loro radici nel profondo della storia e del mito. Melinda Borysevicz, dopo essersi trasferita nel Vallo di Diano, ha iniziato a esplorare non solo la geografia del posto, ma anche i racconti, le leggende e la devozione popolare che circonda la figura della Madonna, conosciuta con nomi diversi a seconda del santuario a lei dedicato: Madonna dei Cerri, Madonna della Neve, Madonna del Granato, Madonna della Montagna Sacra, e molti altri.

Questi nomi evocativi non sono semplicemente appellativi religiosi, ma raccontano storie di fede, di luoghi sacri e di una connessione ancestrale con la natura. Ogni santuario, infatti, sembra essere stato scelto non a caso: sorge su alture dominate dalla natura, incastonate in paesaggi incontaminati che sembrano essere stati consacrati dalla presenza divina. Alcuni di questi luoghi sono così antichi da risalire ai tempi dei Greci e dei Romani, come se la presenza della Madonna fosse una sorta di continuità spirituale con le dee del passato, simboli di fertilità e di protezione della terra.

Melinda Borysevicz ha un talento unico nel catturare l’essenza della femminilità e nel trasporla in immagini che vanno oltre la mera rappresentazione visiva. Il suo approccio alla figura della Madonna non si limita a una riproduzione iconografica della tradizione cattolica; piuttosto, la Madonna diventa un archetipo universale di forza, maternità, femminilità e natura. Le sue Madonne non sono semplicemente figure religiose, ma simboli di una spiritualità che affonda le radici nella terra, nella storia e nella mitologia.

In un’intervista rilasciata a Italia2news, l’artista ha spiegato come il suo personale viaggio artistico e spirituale l’abbia condotta a scoprire una Madonna diversa da quella che immaginava: “Avendo un trascorso da cristiana non cattolica, di certo questa figura della Vergine Maria non era quella che avrei mai immaginato così come i luoghi dove non avrei mai pensato di trovarla. La mia ricerca ha preso una direzione inaspettata, passando dalla Bibbia agli antichi greci, dalla scienza moderna ai misteri della Madre Terra.

Questa dichiarazione è emblematica del suo lavoro: una continua ricerca di senso che attraversa epoche e culture, fondendo insieme il sacro cristiano e quello pagano. Nei suoi dipinti, la Madonna è raffigurata non solo come madre di Cristo, ma come incarnazione delle divinità femminili primordiali, legata profondamente alle forze naturali che governano la vita sulla Terra. I volti delle sue Madonne spesso appartengono a persone reali, amici e vicini, ma diventano, attraverso il suo tocco artistico, figure mitiche e universali.

Melinda Borysevicz è un’artista di calibro internazionale. Ha conseguito un BFA in pittura presso il Savannah College of Art and Design e ha fondato la Studio School a Savannah, dedicata all’insegnamento delle tecniche di pittura classica. Il suo lavoro è stato esposto in prestigiose gallerie e musei, tra cui il Museo Europeo di Arte Moderna di Barcellona e il Museo Pablo Serrano in Spagna, oltre che in numerose gallerie degli Stati Uniti.

Nonostante i suoi successi internazionali, Borysevicz ha trovato in Italia, e in particolare nel sud rurale, una nuova casa e una nuova fonte d’ispirazione. I suoi dipinti riflettono un profondo senso di appartenenza, come se l’artista stesso riscoprendo le sue radici, non solo familiari, ma anche spirituali. Questa riscoperta è visibile nei suoi paesaggi e nelle sue figure, che sembrano emergere dalla terra stessa, in un continuo dialogo tra umano e divino.

Uno degli aspetti più affascinanti della mostra è il modo in cui Melinda Borysevicz è riuscita a intrecciare la figura della Madonna con i paesaggi del Cilento. Ogni dipinto non è solo un ritratto della Vergine, ma è un ritratto del luogo da cui trae ispirazione. Le montagne, i boschi, le colline del Parco Nazionale del Cilento diventano parte integrante della rappresentazione, come se la Madonna fosse indissolubilmente legata alla natura che la circonda.

Questo legame tra sacro e naturale è uno dei temi centrali dell’opera di Borysevicz. In ogni dipinto, la Madonna non è semplicemente una figura celeste, distante e inaccessibile, ma è una presenza viva e tangibile, radicata nella terra, nelle pietre e negli alberi che la corona. Come ha spiegato l’artista stessa: “Tra gli squarci di Chiesa e Terra, ho conosciuto lei, Maria, figlia autentica e adulta delle dee primordiali e pagane, riportata in vita dai confini del Tempo e inevitabilmente legata alla forza della Natura.”

La mostra di Melinda Borysevicz non è solo un evento artistico, ma un’esperienza spirituale. Ogni dipinto invita lo spettatore a riflettere sul significato della vita, del sacro e del nostro legame con la natura. La Madonna, in questa visione, non è solo un simbolo religioso, ma diventa una guida per riscoprire il nostro posto nel mondo, per riconnetterci con la terra e con le forze che governano la nostra esistenza.

La mostra di Padula, dunque, rappresenta un raro esempio di come l’arte possa diventare un ponte tra passato e presente, tra sacro e profano, tra individuale e universale. Melinda Borysevicz ha saputo cogliere l’essenza di un territorio e tradurla in immagini potenti e suggestive, capaci di toccare l’anima di chi le osserva. Un evento che ha lasciato un segno profondo nel cuore di chi ha avuto la fortuna di parteciparvi, e che sicuramente resterà impresso nella memoria collettiva del territorio. Un tributo alla Madonna, alla natura e all’arte nella sua forma più pura e universale.

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