Questa mattina la Polizia di Stato ha eseguito tre misure cautelari personali: due di custodia cautelare in carcere e una di arresti domiciliari, oltre al sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 79 mila euro nei confronti di tre persone fortemente sospettate in relazione alla gestione di un’agenzia di onoranze funebri di Potenza.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Potenza e dalla SISCO (Sezioni Investigative del Servizio Centrale Operativo) di Potenza a partire dal 2021, hanno raccolto numerosi elementi di prova sulla gestione dell’agenzia di onoranze funebri sequestrata.

Le accuse riguardano gravi reati commessi grazie alla collaborazione fattiva e consapevole della figlia dell’indagato e di un avvocato del foro di Potenza, nominato amministratore giudiziario dal Tribunale di Potenza.
Nonostante il sequestro preventivo, l’agenzia è rimasta sotto il controllo dell’indagato e dei suoi familiari, grazie alla compiacenza dell’amministratore giudiziario. Dopo l’arresto dell’indagato nell’ambito dell’operazione “Lucania Felix”, la gestione è passata alla figlia, permettendo loro di continuare a gestire l’attività e appropriarsi di parte degli utili prodotti.
L’indagato e la figlia, assunti come “necrofori” dalla società sottoposta a misura di prevenzione, hanno intascato somme di denaro destinate all’agenzia, aggiuntive rispetto a quelle indicate nelle fatture emesse dalla società cooperativa ovvero, nei casi di prestazione effettuate senza emissione di fattura, provvedendo ad incassare l’intero prezzo pattuito e ricevendo pagamenti in contanti o su carte prepagate a loro disposizione.
Le indagini hanno documentato centinaia di episodi di appropriazione indebita di denaro tra il 2019 e il 2022, per un totale di circa 530 mila euro, di cui 79 mila euro accertati.
Attraverso queste attività illecite, l’indagato e la figlia si sono appropriati di ingenti somme di denaro, effettuando investimenti speculativi in pietre preziose, anelli, orologi Rolex, auto d’epoca e di lusso come Ferrari, Lotus, Audi, Jaguar, Porsche, Mercedes e Oldsmobile, con intestazioni fittizie supportate da altri indagati per ostacolare l’accertamento sull’origine del denaro.