La radiologa Annamaria Cioffi lavora da tempo nell’ospedale e ha scritto una lettera aperta sulla sanità. I problemi principali sono due secondo la dottoressa: “Il primo: la carenza di medici e di personale sanitario in generale. Il secondo: la crisi delle periferie che investe tutti i piccoli borghi italiani, ormai sull’orlo del collasso. Quest’ultimo problema ha una rilevanza nazionale e richiede discussioni e soluzioni in altre sedi. Riguardo al primo problema credo sia inutile farci la guerra e scivolare in calunnie tra operatori che condividono la stessa realtà lavorativa. Piuttosto, è opportuno “studiare insieme” le soluzioni, in parole povere: trovare strategie che attirano medici e operatori sanitari a Polla. Io comprendo le difficoltà dei medici di città a raggiungere il nostro ospedale (sono stata pendolare in Calabria e Basilicata) e so che senza la loro presenza l’ospedale di Polla non ci sarebbe da anni. Però, mi faccio una domanda “perché i giovani medici del Vallo non tornano a casa? a partecipare alla salvaguardia del territorio che gli ha donato la vita e la possibilità di studiare?“ Forse la dignità di un medico è correlata al posto in cui lavora? Credo di no, un medico è tale in qualunque luogo e circostanza presti il proprio servizio. Giorgio Gaber cantava “la libertà è partecipazione”, io aggiungo “la libertà è responsabilità”. Pertanto, invito tutti i cittadini che si lamentano a voce alta della nostra sanità a prendere posizioni di responsabilità, a invogliare i propri parenti medici fuorisede, siano essi figli, nipoti, cugini o amici, a tornare nel territorio d’origine dove possono veramente diventare “E.R. medici in prima linea” come noi, perché è questo che siamo noi medici dell’ospedale di Polla. Sicuramente il ritorno di molti giovani e validi specialisti potrebbe ridare un po’ di linfa vitale al nostro ospedale, ormai al collasso per emorragie croniche di personale. Da radiologa non posso esimermi dal dare informazioni sul mio servizio che, purtroppo, viene tirato in ballo in modo inappropriato. La priorità nel nostro lavoro è soddisfare le richieste dell’ospedale, del pronto soccorso in particolare, per consentire ai colleghi di reparto di svolgere la loro attività; se si fermano i servizi, si ferma l’ospedale, noi siamo responsabili e artefici del funzionamento dell’ospedale innanzitutto. Ovviamente la nostra disponibilità per le richieste del territorio è limitata perché gran parte del nostro orario di servizio è dedicato all’ospedale. Inoltre, recentemente la Regione ha stabilito nuove norme per le prenotazioni di esami esterni che impediscono qualsiasi forzatura per agevolare cittadini in condizioni di difficoltà. Il recente calo di attività per il territorio è legato proprio a questa riorganizzazione regionale delle prenotazioni; ci dicono di essere fiduciosi che quando il sistema andrà a pieno regime tutto funzionerà meglio, io me lo auguro col cuore. Un’ultima informazione riguardo ai medici che dall’esterno vengono a svolgere lavoro in straordinario; sono d’accordo che è un grande spreco per l’ASL, tuttavia, siamo consapevoli che senza di loro già da anni sarebbero stati chiusi alcuni reparti dell’ospedale. Quindi, rimbocchiamoci tutti/e le maniche. Se vogliamo che l’ospedale funzioni, lavoriamo per cercare personale sanitario, anche e soprattutto sensibilizzando i fuorisede, cerchiamo di coltivare la nostra comunità in modo da creare un tessuto sociale in cui tutti/e possano condurre una vita dignitosa e tutti/e possano desiderare vivere e chiediamo che ci vengano sempre date informazioni corrette sui problemi”, così la dottoressa Annamaria Cioffi.
Tutte parole. I fatti?
Cara Annamaria, non é un problema di Medici del Vallo che devono tornare a casa per sostenere l’Ospedale. Il problema reale é che nel Vallo, a parte qualche eccezione, non esiste una “politica ospedaliera” di servizio alla Comunità ma esiste il “proprio orticello” da coltivare. Ci sono stati esempi di Medici che per quasi 40 anni hanno fatto avanti ed indietro sulla SA-RC, almeno 5-6 volte a settimana e sono stati ripagati con un declassamento della propria U.O. da SC a SSD (e tra poco, probabilmente, a SS asservita all’Ospedale capofila perdendo pure i posti letto) pur avendo, all’epoca del declassamento, DRG chirurgici con più peso di altre analoghe U.O. di altri presidi Ospedalieri della ASL che, di contro, sono state promosse da SSD a SC (e che ancora oggi arrancano elemosinando posti letto che hanno solo sulla carta). Ora mi chiedo e ti chiedo, perchè un giovane Medico del Vallo dovrebbe tornare a casa e non dovrebbe aspirare a lavorare in un Ospedale dove, almeno, viene riconosciuta la propria professionalità e dove non deve elemosinare per avere una attrezzatura adeguata a tale professionalità? Ed in tutto questo, ti chiedo, dove é la popolazione che protesta per le condizioni del proprio Ospedale? In tutte le “manifestazioni” che si sono fatte per sostenere l’Ospedale, al massimo, si sono presentate una trentina di persone (compresi gli organizzatori). Che forza “contrattuale” si può avere in questi frangenti? La colpa del declino dell’Ospedale di Polla, ove é difficile pure far rimanere Medici che nel Vallo ci sono nati e/o cresciuti, non é dei Medici che non tornano o non se ne vanno, é di chi ha gestito come “proprio orticello” il “Curto” di Polla.