Assolto perché il fatto non sussiste. Quattro anni dopo la denuncia e il rinvio a giudizio finisce l’incubo di Giovanni Caggiano, coltivatore di canapa di Caggiano a processo per spaccio. I fatti: insieme alla sua famiglia, gestisce un’azienda agricola dove produce olio di qualità che esporta in tutta Italia e Europa e grani antichi. Da cinque anni spinto dalla passione per l’innovazione e le sue conoscenze generali della canapa, ha iniziato anche la coltivazione di fiori di cannabis a basso contenuto di Thc, la cosiddetta cannabis light. La cannabis light è un prodotto agricolo, lecito perché non ha capacità stupefacenti a differenza della “marijuana”. La sua coltivazione è consentita dalla legge che ne libera la coltivazione con dovute norme da rispettare. Nel 2020 Giovanni viene fermato dai carabinieri di Caggiano, durante un posto di blocco, trovano nell’auto del giovane imprenditore un barattolo di fiori di cannabis coltivata nella sua azienda agricola. Dopo quell’episodio, Giovanni subisce altre due perquisizioni e un sequestro di circa 100 grammi di fiori di cannabis e una denuncia per possesso ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, e viene rinviato a processo. A difenderlo in questa battaglia legale è l’avvocato Stefano Soriano. Il legale presenta una memoria difensiva estremamente dettagliata. Il giudice Piccino assolve il giovane di Caggiano perché “il fatto non sussiste”. “Sapevo che non stavo infrangendo nessun reato. Io sono uno dei tanti che ha scelto
di investire in questo settore – ha raccontato Giovanni – e generare un’economia pulita, libera anche dalle mafie ma è assurdo il processo che è stato creato contro di me con un’enorme spesa di soldi pubblici per niente”, afferma Caggiano. Una vittoria che ripaga la tenacia e il coraggio di Giovanni che ha proseguito la sua attività con determinazione. Soddisfatto anche l’avvocato Stefano Soriano, che ha dimostrato dedizione allo studio di una questione oggetto di recenti interventi normativi e ha compreso fin da subito le motivazioni di Giovanni.
Dopo quattro anni, Giovanni vuole solo continuare a lavorare con la mente libera, e
coltivare una pianta dalle mille proprietà benefiche, nutritive, mediche, ancora
troppo stigmatizzata. Una storia che rappresenta un passo avanti nel superamento
dei pregiudizi sulla cannabis anche nel comprensorio, ma che al tempo stesso mostra
l’incoerenza legislativa e esecutiva.
“Ho resistito in questi anni, nonostante questi procedimenti penali mi procurassero
ansia e momenti di tristezza. Vendo la cannabis light che produco sia online che in
alcuni negozi di Salerno. Mi dispiace che per le forze dell’ordine sono sembrato una
persona che potesse commettere illeciti, per questo io ho sempre dichiarato la mia
innocenza, sia a loro che dinanzi al Giudice. Ma quando la situazione normativa non
è chiara può capitare anche questo, e anche se sono rammaricato, giustifico per
alcuni versi l’operato dei Carabinieri. Spero solo che in futuro le forze dell’ordine
siano più comprensive nei confronti di una persona che vuole lavorare nel rispetto
della legge e di questa pianta dagli incredibili benefici”.