Accusati del tentato omicidio di un pastore, dopo 7 gradi di giudizio sono stati assolti; ma per almeno uno dei due ex imputati la Cassazione non ha concesso il risarcimento per ingiusta detenzione. Il caso è quello del tentato omicidio di Domenico Lo Sasso, pastore di Padula, colpito nel febbraio del 2011 con un bastone a causa dell’ingresso abusivo delle sue pecore in un fondo.
Del tentativo di omicidio furono imputati Francesco Lovisi, all’epoca 40enne, di professione meccanico (anche se considerato pure lui pastore), e l’appena 18enne figlio Tony. Entrambi di Casaletto Spartano ma residenti a Montesano sulla Marcellana. Arrestati nel 2012, i due furono condannati in primo grado dal tribunale di Lagonegro a 8 anni di reclusione, ridotti a 7 anni e otto mesi dalla Corte d’Appello di Potenza. La sentenza fu annullata dalla Cassazione e rinviata alla Corte d’Appello di Salerno che condannò nuovamente i due imputati a 5 anni e 4 mesi di reclusione.
Nuovo ricorso per Cassazione, che annullò la sentenza e inviò tutto alla Corte d’Appello di Napoli che assolse entrambi per non aver commesso il fatto, così come confermò la Suprema corte. La vicenda terminò nel 2019, dopo che i due ex imputati erano stati in carcere quattro anni il padre e tre anni e sei mesi il figlio. Ma a Corte di appello di Napoli ha rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione proposta nell’interesse