Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha deliberato lo scioglimento del Comune di Caserta, a causa di accertati condizionamenti della criminalità organizzata che compromettono il regolare funzionamento dell’amministrazione. La decisione si inserisce in un contesto di infiltrazioni camorristiche documentate, che hanno messo a rischio l’integrità della gestione pubblica locale.
La nota ufficiale di Palazzo Chigi, diffusa a seguito della riunione del Consiglio, ha specificato che la Commissione Straordinaria subentrerà nella gestione del Comune per un periodo di 18 mesi. Durante questo periodo, l’amministrazione ordinaria sarà sostituita da un organo commissariale che avrà il compito di riportare la situazione sotto il controllo delle istituzioni e garantire la legalità. Una decisione è stata presa ai sensi dell’articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, che prevede lo scioglimento degli organi comunali in caso di infiltrazioni mafiose.

L’indagine che ha portato a questo provvedimento è scaturita da una serie di inchieste condotte dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che hanno coinvolto esponenti di spicco della giunta comunale di Caserta, tra cui l’ex assessore Massimiliano Marzo e l’ex vicesindaco Emiliano Casale. Le accuse mosse dalla Procura riguardano episodi di corruzione elettorale, con imprenditori che avrebbero acquistato voti in favore di alcuni politici locali in cambio di promesse di appalti pubblici.
In particolare, l’inchiesta ha portato alla luce presunti legami tra i politici coinvolti e il clan camorristico Belforte, noto per le sue attività illecite nella zona di Marcianise. Tra i temi sotto esame c’è anche l’affidamento di alcuni appalti comunali, come quello relativo alla realizzazione di un parcheggio a via San Carlo, che sarebbe stato gestito da un imprenditore legato al boss Michele Zagaria, uno dei capi storici della camorra.
In seguito all’inchiesta, la Commissione di Accesso, inviata dal Ministero dell’Interno, ha riscontrato elementi che giustificano lo scioglimento del Consiglio comunale, poiché i condizionamenti della criminalità organizzata avrebbero compromesso gravemente l’azione amministrativa e la gestione della cosa pubblica.
Il sindaco di Caserta, Carlo Marino, ha fortemente contestato la decisione del governo, definendo lo scioglimento come un atto di natura politica e amministrativa “abnorme”. Marino ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso al TAR del Lazio per contestare la misura. Secondo il primo cittadino, l’atto sarebbe ingiustificato e dannoso per la città e per i suoi abitanti, che avrebbero subito un ingiusto danno a causa di presunti illeciti che non coinvolgerebbero l’intera comunità.
Marino si trova già sotto processo per un altro caso legato alla gestione degli appalti pubblici, in particolare per un’indagine riguardante il trattamento dei rifiuti, che ha visto coinvolto un imprenditore ritenuto vicino alla camorra. Tuttavia, secondo il sindaco, l’azzeramento della giunta e la sua azione per rimuovere gli esponenti coinvolti negli scandali non giustificherebbero lo scioglimento dell’intero Consiglio comunale.
La decisione del Consiglio dei Ministri però non ha riguardato solo Caserta: sono stati infatti sciolti anche altri tre Comuni: Aprilia (Lazio), Badolato e Casabona (Calabria).
L’inchiesta su Aprilia ha visto coinvolto l’ex sindaco Lanfranco Principi e altri 18 imputati, accusati di scambio politico-mafioso, mentre a Badolato e Casabona sono stati arrestati i rispettivi sindaci per vicende legate alla ‘ndrangheta. Questi provvedimenti fanno parte di un’azione coordinata delle autorità italiane per contrastare le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni locali.
Il Governo, attraverso il Ministero dell’Interno, ha ribadito che l’azione contro la criminalità organizzata è prioritaria per garantire l’integrità delle istituzioni democratiche e la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici.